Un 25 aprile 2024 per Matteotti

Il 24 aprile alle 17.00, presso l’aula magna della Facultat de Geografia i Història dell’Universitat de Barcelona, celebriamo uno degli atti principali della festa del 25 aprile 2024 in Spagna: un incontro aperto, con la partecipazione di studiosi, studenti e soci ANPI, dedicato alla figura di Giacomo Matteotti, di cui quest’anno si ricordano i cent’anni dal violento assassinio per mano di sicari fascisti.

La memoria del 25 aprile e quella di Matteotti sono legate sin dalle prime celebrazioni della festa di Liberazione, come leggiamo nel celebre discorso di Piero Calamandrei del 25 aprile 1951: “Dobbiamo ricordare che chi primo lanciò il grido nel silenzio sconsolato furono gli uomini isolati ed esemplari che anche negli anni del buio seppero segnare la strada e mantenere la continuità tra il primo e il secondo Risorgimento. La Resistenza è stata possibile perché Matteotti è stato pugnalato; perché Amendola è stato abbattuto dai sicari e Gobetti stroncato a bastonate”. Dunque, la memoria di Matteotti fu centrale nei primi anni della repubblica italiana, “perché rappresentò un punto di riferimento per gli antifascisti e per le forze liberali e democratiche: diversi furono i giovani che in suo nome aderirono al Partito Socialista e in suo nome si batterono contro l’invasore tedesco e il nemico interno fascista nelle Brigate Matteotti, delle quali Sandro Pertini fu il massimo esponente” (fonte).

Ci siamo avvicinati all’evento del 24 aprile con una serie di approfondimenti pubblicati sui nostri canali che riproduciamo qui, in versione integrale.

Matteotti, una memoria in musica

La popolarità della figura di Matteotti si può osservare molto bene dalla sua presenza nel repertorio musicale italiano.  I canti si diffusero fin dal momento della sua morte, come dimostra il canto delle mondine del suo Polesine “Povero Matteotti” (qui cantato da Ivan Della Mea), o il pezzo da cantastorie “Canta di Matteotti“. 

Nel 1974, per il cinquantesimo dell’assassinio, fu realizzata una prima raccolta di canti, contenuta nel 33 giri “Povero Matteotti” (I Dischi del Sole), che è stato riprodotto in versione CD a corredo del recente volume di Enza Bellettato “Matteotti nella memoria cantata tra storia e cantastorie” (2020).

Lo studio di Enza Bellettato (2020) e la prima raccolta di canti dedicata a Matteotti (1974).

E, parlando della memoria di Matteotti attraverso la musica, non possiamo non citare l’ “Himno del batallón Matteotti“, in cui lottarono diversi volontari antifascisti italiani nella guerra di Spagna: “y un nombre digno buscaron / que les sirviera de aliento / y el nombre de Mateottí / sonó oportuno y señero”.

Dalla memoria del deputato socialista e degli antifascisti che continuarono a considerare Matteotti come un esempio nasce “Matteotti ’37” di Alessio Lega, contenuta nel suo album Mala Testa del 2013, uno degli omaggi musicali più recenti (e più intensi) a Giacomo Matteotti.

Matteotti martire universale dell’antifascismo

I lavoratori italiani nel mondo diffusero fin dall’estate del 1924 l’immagine di un Matteotti come martire universale del fascismo. È quello che si legge nel testo della cartolina con il volto del deputato spedita da Parigi a New York nell’autunno del 1924 (riprodotta in un recente articolo di Amy King).

È lo stesso spirito che si osserva nella copertina dell’Almanacco socialista italo-americano del 1925 ed è la ragione per cui si celebrarono commemorazioni annuali di Matteotti in diverse parti del mondo, spesso protagonizzate dalle comunità di emigrati italiani. 

A sostegno di tutti i lavoratori, sindacati e partiti perseguitati dalle dittature venne chiamato “Fondo Matteotti”, il “Fondo internazionale per l’aiuto al movimento operaio dei paesi senza democrazia”. In questi cartelli si osserva la sua azione in supporto delle vittime della guerra di Spagna.
 

Una delle prime commemorazioni in Argentina

La Casa del Pueblo de Buenos Aires
La Casa del Pueblo de Buenos Aires

In quell’occasione sarebbe stata inaugurata nella nuova Casa del Pueblo di Buenos Aires un monumento -non più esistente- di Matteotti. Uno dei moltissimi monumenti che vennero inaugurati nel mondo in quegli anni.

Il busto di Buenos Aires è presentato ne “La Vanguardia” del giorno dopo non come un feticcio umiliante, ma un simbolo, “porque él es carne de nuestra carne, y su martirio al separarlo de nosotros no tuvo la virtud de romper el vínculo humano y la admirable armonía que lo ata indisolublemente a la lucha por la redención de las multitudes del trabajo.”

Un articolo di un giovane Josep Pla

Per anticipare l’incontro del 24 aprile, in cui Giovanni Cattini ci parlerà anche della ricezione della notizia dell’assassinio di Matteotti in Catalogna, abbiamo recuperato un articolo dello scrittore catalano Josep Pla, all’epoca giovanissimo corrispondente dall’Italia e ancora lontano dal ruolo di informatore segreto di Franco che avrebbe svolto negli anni della guerra di Spagna. L’articolo apparve sul quotidiano repubblicano di Valencia “El Pueblo” il 19 giugno 1924. 

Pla presenta un ritratto duro del primo fascismo e ricorda il celebre discorso di Matteotti del 30 maggio precedente, con cui aveva chiesto l’invalidazione delle elezioni del 6 aprile, tenutesi in un clima repressivo e di minacce, e in cui si erano registrati brogli. E poi continua: “Matteotti ha muerto asesinado a consecuencia de un discurso amable. Mussolini mientras tanto, no puede pronunciar un discurso sin repetir que Italia es la cuna del derecho y de la civilización. ¿Qué pasaría en Italia si no fuera cuna de nada?” (ah, l’ossessione fascista per il “made in Italy”…).

Pla parla di un assassinio già compiuto e dei suoi mandanti, nonostante affermi che “En el momento en que escribo no se ha encontrado aún a Matteotti ni muerto ni vivo. Pero se ha detenido ya a los autores y se ha encontrado el automóvil. Los asesinos -notadlo bien- alquilaron el automóvil sirviéndose de una recomendación del comendador Filipetti (n.di ANPI: Filippelli), director del “Corriere Italiano”, el más gran diario fascista de Roma, que es propiedad de un grupo de financieros, capitaneado por Fiuzi [Aldo Finzi], subsecretario del Interior, y brazo derecho de Mussolini. Y los detenidos, claro está, son todos conocidísimos como excelentes fascistas: todos estos asesinos han hecho la guerra, tienen el pecho lleno de medallas, son de un patriotismo acendrado, son hombres de confianza de la “clase dirigente” de Italia ¿Se puede dar una monstruosidad mayor?”.

Conclude poi l’articolo così:

Vi aspettiamo il 24 aprile alle 17.00 per continuare a parlare di questi temi!

Blog su WordPress.com.